In generale

“Avvicinatevi all’orlo” disse. “Abbiamo paura” risposero. “Avvicinatevi” disse. Si avvicinarono. Lui li spinse…..ed essi volarono.

Guillaume Apollinaire

L’ attacco di panico rappresenta la massima espressione dell’ansia, fa parte di un momento di crisi intensa e improvvisa, di paura e di disagio, anche se di durata limitata. La maggior parte delle persone che sperimenta un attacco, poi ne avrà altri nel tempo. L’attacco di panico è caratterizzato da una forte sintomatologia fisica (ansia somatica) tale da indurre la persona che ne fa esperienza a pensare di essere sul punto di avere un infarto, paura di impazzire, perdere il controllo, paura di morire. L’attacco di panico arriva in modo inaspettato e ricorrente. Se una persona ha attacchi ripetuti, oppure ha una forte preoccupazione riguardo la possibilità di avere un altro attacco, si dice che ha un “ disturbo da attacchi di panico” o DAP. Questo tipo di esperienza di solito provoca un forte bisogno di evitare o scappare dal posto in cui inizia l’attacco e, quando si manifesta con dolori al petto, tachicardia e respiro affannoso, porta a cercare aiuto presso i servizi sanitari d’emergenza. I sintomi più frequenti sono:

  • Palpitazioni/tachicardia, difficoltà a respirare/respiro corto/senso di soffocamento, senso di peso sul torace o di “sprofondamento” al petto.
  • Crampo o disagio allo stomaco, tensione addominale, stimolo a urinare o a defecare, nausea.
  • Senso di sbandamento, sensazione di testa vuota o confusa, acufeni, sensazione di non camminare bene, di perdere l’equilibrio. Intorpidimento di parti del corpo, anche alla testa o alla lingua, formicolio, sensazioni di punture punture di spillo, tensione muscolare o di muscoli molli, dolenti o urenti, stanchezza improvvisa, tremore interno, sudorazione, vampate di calore.

Un circolo vizioso di rilascio di adrenalina alimenta e peggiora i sintomi fisici e lo stress psicologico ma va ricordato che la persona non è in pericolo di vita . Dopo i primi attacchi la persona inizia ad attivare dei comportamenti di difesa, di limitazione degli spostamenti, di ritiro, evita di rimanere in luoghi chiusi e affollati, o in spazi aperti e isolati, o prende precauzioni per poter essere eventualmente soccorsa. Lo schema di evitamento e il livello di ansia riguardo un altro attacco, può portare ad essere incapaci di uscire di casa o di guidare. A questo stadio, si dice che la persona ha un disturbo di panico con agorafobia. Quindi il disturbo può avere un serio impatto sulla vita quotidiana di una persona, come altre patologie più gravi. Le persone agorafobiche da anni possono far resistenza a curarsi perché terrorizzate anche solo dall’idea di dover fare cose che ormai hanno escluso dal loro stile di vita, il cui pensiero evoca una sensazione di paura o terrore: dormire da sole, uscire di casa, attraversare una piazza ecc..

Le sensazioni riferite da ogni paziente dopo aver sperimentato  attacchi di panico  possono essere considerate di per sé un’esperienza traumatica (Faretta, 2001); è proprio questo ciò che ha portato a definire il  trattamento EMDR come un approccio ben integrabile in diversi modelli teorici di intervento per il  disturbo di panico .